domenica 7 ottobre 2012

Sensi di colpa

È successo più di un mese fa, in autogrill, di ritorno dalle vacanze.
Uno dei tanti dell'hinterland milanese.
Seduti al tavolo del ristorante con un piatto di risotto ai formaggi, pane,  piselli e patate come contorno.
A un certo punto entra uno vestito tipo punkabbestia. Indossava il completo nero di rito: chiodo, maglietta strappata con qualche spilla da balia, Jeans sgualciti e anfibi. Alto, magro, giovane.
Siede convinto al tavolo di fianco, dove un gruppo di camionisti dell'est ha lasciato vassoi con i rimasugli delle bistecche nel piatto, e inizia a piluccare con le mani.
Penso: -Siamo una società capitalista, governata da politici senza scrupoli dove ognuno tiene solo al proprio tornaconto: schiavi del consumismo più sfrenato. Le multinazionali tramite miliardi spesi in pubblicità ci hanno fatto perdere di vista i veri problemi: la fame nel mondo e i milioni di bambini affamati in africa che se lo sognano un pasto in autogrill.
Approvo il gesto: sono giovani, vogliono cambiare il mondo. Poi ricordo le pagine del libro di Linn Hill, quando facevano la stessa cosa a Yosemite, mangiando hamburgher lasciati da turisti giapponesi, senza un soldo in tasca, cercando di passare mesi a scalare nella mecca dell'arrampicata americana.
Medito di porgergli il mio, di piatto, con il riso che né io né Clems siamo riuscite ancora a finire. E ci avanzano tanti piselli.
Nel frattempo il giovane eroe richiama l'attenzione di un altrettanto giovane ragazza. Esile,  pelle chiara, capelli neri lisci e bellissimi occhi azzurri. Vestita come da copione: anfibi, giubbino di pelle canottiera lunga su leggins rotti neri. Siede di fronte a lui che le mormora -guarda quanta carne.
Lei prende la forchetta e mangia.
La forchetta che maneggiava il camionista dell'est poco prima.
Ma zio bono, che schifo.
Sento alle spalle la voce di una mamma esasperata: -mangia che sennò i punkabbestia ti rubano il cibo.

Niente più scrupoli. Niente più pensieri ai poveri bimbi che muoiono di fame in Africa. Anni di lavaggio del cervello svaniti , ricordo quanto ci mettevo a finire il piatto attanagliata dal senso di colpa per la mia voglia di sbattere tutto nel cestino. Mentre in Africa, con il mio pasto, un bimbo avrebbe potuto tirare avanti per giorni.

Penso a tutto ciò mentre altri punkabbestia  sono all'assalto di tutti i vassoi lasciati nei tavoli o dentro all'apposito carrello.
Guardo il mio piatto ed é tutto finito. Faccio pure la scarpetta.

La competitività é la nuova leva che fa muovere il mondo. O forse no. Forse la zozzoneria.

Non c'è una morale.


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